Aperture domenicali: Confesercenti, legge di iniziativa popolare attende in Parlamento da 5 anni, ricominciamo da qui

Per regolare le aperture domenicali, il lavoro del Ministro Di Maio non deve ripartire da zero: esiste già una proposta legge di iniziativa popolare, promossa da Confesercenti e Cei con l’iniziativa “Liberaladomenica”, che ha raccolto 150mila firme e che è stata presentata alla Camera ormai cinque anni fa. Adesso è in cima alla lista delle proposte di legge ereditate dalla nuova legislatura: si può iniziare da qui.

Le liberalizzazioni delle aperture delle attività commerciali, introdotte dal governo Monti a partire dal 1^ gennaio 2012, avrebbero dovuto dare una spinta ai consumi, grazie all’aumento delle opportunità di acquisto per i consumatori. Ma che non sembra essersi trasformato in acquisti reali: nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori di oltre 5 miliardi di euro ai livelli del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione. Purtroppo, però, la deregulation ha spostato quote di mercato verso la grande distribuzione, l’unica in grado di stare aperta 365 giorni l’anno, contribuendo all’aumento dell’erosione del fatturato della gran parte dei piccoli esercizi, che hanno perso il 3% a favore della grande distribuzione: si tratta di circa 7 miliardi di euro di vendite travasate dai negozi alla GDO.

Per questo Confesercenti ha lanciato, già nel novembre 2012, ‘Liberaladomenica’ una campagna per raccogliere le 50.000 firme necessarie per presentare una legge di iniziativa popolare che faccia tornare alle Regioni le competenze in materia di aperture. Le adesioni raccolte, alla fine, sono state 150.000, e la proposta è stata presentata alla Camera il 14 maggio 2013.

“Noi non chiediamo di stare chiusi sempre, ma di restare aperti solo quando e dove necessario, come ad esempio nelle località turistiche”, spiega la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “La nostra proposta prevede però di passare dalla deregulation totale ad un minimo di regolamentazione, ragionevole e assolutamente compatibile con le prassi europee e punta a correggere una distorsione. La liberalizzazione avrebbe dovuto rilanciare i consumi, ma gli unici effetti certi sono stati la compressione dei diritti di piccoli imprenditori e di lavoratori e lo spostamento di quote di mercato verso la grande distribuzione. La proposta di legge di iniziativa popolare “Liberaladomenica” attende in Parlamento ormai dal 2013: ci auguriamo che, dopo cinque anni, venga finalmente valutata”.