Riforma fisco: necessario ridurre la pressione fiscale

La riduzione delle tasse è una priorità. Nel 2022 la pressione fiscale ha raggiunto il 43,5%, 1,2 punti in più del 2019. Dall’ultimo anno prima della pandemia ad oggi, dunque, il carico fiscale è aumentato del +9,3%, un ritmo decisamente più veloce di quello registrato nello stesso periodo dal Pil, la cui crescita cumulata si è arrestata al +6,3%, e dei redditi da lavoro, complessivamente aumentati del +5,9%.

Così Confesercenti, in vista dell’incontro con il Governo, convocato domani alle 9,30 a Palazzo Chigi, per discutere la legge delega di riforma del Fisco.

Questi dati dimostrano, con grande evidenza, che il sistema impositivo italiano continua a rivelarsi un freno per la nostra economia. In queste condizioni, dunque, la delega chiesta dal governo per una complessiva rivisitazione del sistema fiscale – che ha tra i suoi obiettivi dichiarati la progressiva riduzione del livello impositivo – non può che essere vista con estremo favore.

In particolare, il meccanismo della flat tax incrementale potrebbe rivelarsi fondamentale per un iniziale recupero del potere d’acquisto. Un altro obiettivo prioritario, visto il rientro dell’inflazione più lento del previsto, come certifica oggi l’Istat, e la frenata della ripresa dei consumi: in valori costanti, nel 2022 sono ancora 18 miliardi in meno rispetto al 2019. Su questo fronte dovrebbe aiutare anche la rimodulazione e riduzione delle aliquote Irpef anche se, stando a quanto sappiamo attualmente, la platea di contribuenti che ne dovrebbero beneficiare direttamente è solo quella con redditi compresi fra 28mila e 50mila euro, senza vantaggi per chi ha redditi di importo inferiore. Vista l’importanza dei consumi per la nostra economia, riteniamo si debba fare di più. Bene l’intervento per rendere più cogente lo Statuto del Contribuente, e anche le novità sull’accertamento e la compliance, che dovrebbero ridurre la conflittualità con il fisco.

Restano da valutare gli effetti della rimozione dell’IRAP: un intervento che non interessa la platea di imprese di minori dimensioni, e che rischia di creare un’ulteriore sperequazione tra piccole e grandi imprese. In particolare nel commercio, escluso di fatto non solo dai benefici dell’attuale flat tax, ma che potrebbe restare fuori dalle novità della riforma. Si tratta di un settore dove la concorrenza delle grandi piattaforme potrebbe mettere fuori mercato 60mila imprese entro i prossimi 5 anni. A questo riguardo, si dovrebbe andare avanti con più forza sulla web-tax: un intervento quanto mai necessario per riequilibrare la concorrenza nel comparto.

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